Pasta
Produzione e consumo

Agrimec Srl

Il 25 ottobre è stata la Giornata Mondiale della Pasta. I “festeggiamenti” per celebrare questo straordinario alimento sono stati organizzati da Unione Italiana Food e da International Pasta Organization.
Per noi italiani, in realtà, è festa tutti i giorni sulle nostre tavole e in tutto il mondo viene universalmente riconosciuto il valore e il pregio di questo alimento tanto semplice quanto ricco, al punto che l’Unesco lo ha inserito fra gli elementi che compongono il Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.
La pasta è un cibo straordinario, buono, sano, nutriente, accessibile e sostenibile, pilastro della dieta mediterranea, che è riconosciuta da tutti gli esperti come un regime alimentare salutare ed equilibrato.

Quanta pasta mangiamo?
In occasione della Giornata Mondiale della Pasta sono stati resi pubblici i dati sui consumi di pasta in Italia e nel mondo. Le cifre sono impressionanti: a livello mondiale, negli ultimi dieci anni, il consumo di pasta è passato da 9 milioni di tonnellate all’anno a 15 milioni di tonnellate all’anno; in Italia, nello specifico, il consumo annuo di pasta è di circa 1,4 milioni di tonnellate, che vuol dire, in pratica, che nove italiani su dieci mangiano pasta regolarmente, con una media di 23 kg pro capite all’anno – è superfluo dire che si tratta del consumo di pasta in assoluto più alto al mondo!

spaghetti


La produzione di grano duro
La produzione di pasta dipende, in primis, dalla produzione di grano duro.
In questi mesi, purtroppo, la situazione non è di certo semplice in questo settore, a causa degli accadimenti politico-economici a livello mondiale.
Come può l’Italia affrontare la produzione per i mesi a venire? Quali sono le misure che potrebbero essere adottate per incrementare la produzione di grano duro nel nostro Paese in modo da fornire la materia prima necessaria alla produzione di pasta?
Le possibili soluzioni che si sono profilate analizzando la situazione attuale sono due: il potenziamento del greening e la possibilità di prendere in considerazione i terreni incolti.
Per quanto riguarda il greening, sono stati presi provvedimenti per sostenere la produzione interna di grano duro. Infatti, per far fronte all’aumento dei prezzi delle materie prime e sopperire alla mancanza di scorte di grano duro provocata dalle tensioni geopolitiche scaturite in seguito al conflitto ucraino, saranno riammessi nella filiera produttiva oltre duecentomila ettari di terreni. In questo modo, gli agricoltori potranno coltivare i terreni lasciati a riposo ai fini della diversificazione colturale e della costituzione delle aree di interesse ecologico.
Per quanto riguarda i terreni incolti, invece, in Italia si stima ci siano almeno tre milioni di ettari di terreni agricoli che sono al di fuori dal calcolo della Sau – Superficie Agricola Utilizzata – che potrebbero, potenzialmente, essere almeno in parte utilizzati per la coltivazione del grano duro.

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